DDL Piantedosi: l’abisso securitario

Prosegue a spron battuto l’analisi in Parlamento del DDL Piantedosi, una delle peggiori leggi repressive dell’Italia “democratica” dai tempi della lotta contro il “terrorismo”.

Tra il 10 e il 18 settembre la Camera ha approvato il provvedimento senza modifiche sostanziali.

Flebile l’intervento delle opposizioni parlamentari. Magistrale il ruolo della stampa che ha depistato alla grande l’attenzione del pubblico a cui sono stati ammanniti via via i patemi d’animo sul ruolo di Fitto in Europa, le tragicomiche vicende del ministro Sangiuliano, i discorsi della Meloni a New York e altre simili facezie. Purtroppo anche l’intervento dei movimenti di base è stato finora del tutto insufficiente.

Ora il provvedimento è passato all’analisi del Senato e si apre l’ultima possibilità di una ferma opposizione dal basso.

Inutile dire che buona parte del disegno di legge è palesemente “incostituzionale”, le costituzioni, è noto, sono il luogo delle belle declamazioni retoriche destinate a rimanere eternamente inapplicate, dichiarazioni di principio che vengono calpestate ogni volta che fa comodo ai padroni del momento.

Cosa c’è di più incostituzionale del regime di isolamento carcerario 41 bis, che perfino Amnesty International bolla come “crudele, inumano e degradante”? Eppure nessun governo si è mai sognato di modificare questa forma di tortura che provoca alterazioni delle facoltà sociali e mentali, spesso irreversibili, ai detenuti che lo subiscono.

Inutile anche soffermarsi su alcuni tra gli aspetti più scabrosi del DDL (tra i pochi che hanno attirato qualche commento della stampa): la museruola alle proteste contro il ponte di Messina, l’eliminazione delle norme a favore delle madri detenute, la proibizione persino della cannabis light, il divieto per gli immigrati irregolari di acquistare una sim…

È l’intero provvedimento che va respinto in blocco!

Rimandiamo a precedenti articoli (UN 24, 27) per una analisi più dettagliata del provvedimento, basti qui ricordare che il DDL aggrava le pene per i blocchi stradali e le occupazioni di case, punisce severamente persino la resistenza pacifica (si è parlato di “norma anti-Gandhi”), introduce il reato di rivolta carceraria (applicabile anche ai CPR), concede alla polizia (e all’esercito nelle missioni all’estero) una impunità quasi totale, prevede l’immunità penale per gli agenti dei servizi segreti che compiano atti terroristici per combattere il terrorismo (sic), concede il diritto agli agenti di polizia di portare armi anche fuori servizio, amplia le possibilità di DASPO e arresto in differita in caso di manifestazioni…

Occorre invertire la narrativa securitaria che negli ultimi anni è diventata senso comune: se nei pronto soccorso avvengono aggressioni da parte di cittadini esasperati dalle attese la risposta è ormai quella di inviare vigilantes anziché assumere nuovi medici, il disagio nei quartieri viene combattuto con presidi dell’esercito al posto di investimenti nei servizi sociali. Città tranquillissime si scoprono improvvisamente “minacciate” dalla presenza di sparuti gruppi di ubriachi che disturbano la quiete pubblica… Ovunque si invocano telecamere, pattugliamenti della polizia e dell’esercito e arruolamento di vigilantes privati.

Ovviamente – come sempre – la stretta securitaria è a senso unico: nello stesso tempo vengono depenalizzati l’abuso d’ufficio, i reati dei “colletti bianchi” e assicurata l’impunità ai reati commessi dai padroni e dai politici.

Consapevoli che solo i rapporti di forza tra le classi sociali possono condizionare l’evoluzione delle leggi, occorre rafforzare la mobilitazione contro questa legge infame!

Mauro De Agostini

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